Dove: Borgo Tossignano
Quando: dom 11 nov 2007
Costo: Ingresso libero
Web: http://www.comune.borgotossignano.bo.it
ORE 18,30 – stand gastronomico con polenta, piadina con salsiccia, caldarroste e vin brulè sotto il portico del Municipio
Ore 20 – nella Sala consiliare MUSICA POPOLARE TRADIZIONALE ROMAGNOLA
Le tradizioni popolari legate a questo giorno erano, anche nel nostro Borgo, numerose e tutte molto sentite perchè si ricollegavano strettamente alla vita della famiglia.
Per San Martino scadevano i contratti d’affitto dei poderi e dovevano effettuarsi i traslochi in caso di sfratto (“fare San Martino” è rimasto nella cultura popolare sinonimo di trasferimento in altra sede con armi e bagagli).
A San Martino, poi, si faceva la svinatura, con conseguenti abbondanti “bevute” e iniziava, spesso, la stagione invernale con la comparsa della prima neve (Per San Marté, le név ti spé). E’ noto, inoltre, che nella serata, nella famiglia, si mangiavano le caldarroste, annaffiate del “brulê”. Caratteristica meteorologica di questo periodo era la cosiddetta “estate di San Martino”, pochi giorni di improvvise temperature miti, tra due periodi piuttosto rigidi, quasi a rinnovare, e la fantasia popolare lo sottolineava, il ricordo del generoso dono di mezzo mantello, fatto dal Santo ad un povero seminudo.
Nel nostro paese (così come in altre parti d’Italia) per San Martino si organizzava “la tamplêda”, una chiassosa scampanata ai vedovi che si risposavano. Un corteo numeroso e sbracato, con barrocci e strumenti a percussione (padelle, tamburi, bidoni), con fischietti e corni, percorreva le vie del Borgo per sostare, infine, a lungo sotto le finestre del vedovo “risposato” o in procinto di farlo. Aveva pure luogo (solo per qualche anno, per quanto ricordo personalmente) la corsa di “béch” (la corsa dei bécchi), una sguaiata e squallida rappresentazione i cui protagonisti giravano con un bel paio di corna di bue in testa, chiaro riferimento a certi uomini traditi dalle mogli.
Nel modenese queste manifestazioni folkloristiche erano chiamate “mattinate dei bigami”. Probabilmente, alla base di questi “riti” popolari stava una certa inconscia avversione della gente alle seconde e terze nozze di qualche individuo, considerate un tradimento perpetrato alla…fedeltà verso il coniuge defunto, o alle disinvolte “scappatelle” delle persone sposate; quindi un richiamo, grosso modo, al valore dell’onestà e della fedeltà coniugale.
(fonte "2torri")
mercoledì, novembre 07, 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
sala prenotata per il 30 e per il 14....
può cominciare il tam tam
Posta un commento